Nella forte carica emotiva che la piccola opera sopporta a mala pena per una questione di scala, trasferendo in una villetta borghese il senso di un antico tempio shintoista, sta l'anticipazine del problema specifico di Gropius della esperienza artigiana. Gli interni che non sono autografi, ma che per la singolarità e l'impegno di gusto non rappresentano certo una sovrapposizione del volere del cliente rispetto alla impostazione dell'architetto, ma piuttosto la continuazione e, se vogliamo, la esasperazione, sono anche più scoperti nell'accostamento dei triangoli wrightiani con quello spinato di doghe di legno che era nella tradizione della falegnameria gotica e che farà tanto furore nell'arredamento novecentesco.
Per questi motivi la casa Sommerfeld è un episodio di cui egli stesso si è forse voluto dimenticare, espungendola dalla documentazione così minuziosa e particolareggiata che l'abbondante letteratura gropiusiana è solita riportare".
"Per il Gropius della Sommerfeld - scriveva Argan - Wright è rimasto l'eroe della profezia di Morris: al di là della tematica delle orizzontali e delle cornici risentite, l'interesse va alla materia rustica, alla carpenteria, al lavoro d'accetta e di sgorbia. In quell'immediato dopoguerra un richiamo alla tradizione e alla manualità artigiana poteva avere più di un motivo: protesta contro la falsa scienza accademica, reazione morale ai misfatti recenti della "civiltà delle macchine". E basterà appena ricordare come tutta la tradizione dell'architettura dell'Europa del Nord, sia in fondo una tradizione lignea che doveva, nella antica Fachwerkhaus, trovare il linguaggio più caratteristico del paesaggio edilizio tedesco. Gropius combina il ricordo della tematica di Wright - le cornici orizzontali, i tetti sporgenti, il padiglione, la decorazione di triangoli - con questa tradizione che esalta la logica costruttiva, i nodi e gli incastri portandoli a tema decorativo, facendone oggetto di scultura. Di nuovo c'è una certa tensione delle orizzontali, la mancanza di pannellature di intonaco, la franchezza naturalistica del "tutto legno". Non era questo un riproporre l'antica tesi illuminista che l'architettura derivasse dalle capanne?
"La casa Sommerfeld a Berlin - Dahlem è andata distrutta: per una semplice ragione, che era costruita tutta in legno, unica nell'ordinato e signorile quartiere di ville, rimasto intatto tra i pini. C'è al suo posto un'altra villa in legno con poche mura di pietra in una edizione semi - californiana. Così come la fenice nata dalle sue ceneri, ma senza la qualità e la tensione spirituale di Gropius, si sono conservati due elementi: il legno e l'influenza americana".
brani tratti da:
A. Borsi - G.K. Konig "Architettura dell'Espressionismo" / 1967
Marcel Breuer / poltroncine
Joost Schmidt / balaustra
Josef Albers / vetrate policrome per il vano scale
Marcel Breuer / tavolo
immagini / bauhaus archiv
" Il Monumento ai Caduti di Weimar (1921) è una scultura architettonica in cemento avvolgente lo spazio secondo un andamento a spirale geometrica in un insieme di piani triangolari compenetrantisi. Il cemento offre la possibilità di realizzare l'inquieta geometria che era comune al gruppo, che si ritrova in Max Taut e in Hablik e che ha come matrice la geometria naturale dei cristalli. ma per Gropius si tratta più che di riferirsi ad una compenente naturalistica, di fare un esperimento di rapporti tra forma e movimento. Se la nota fotografia (sopra) suggerisce il senso di un dinamismo in atto, colto in un momento di particolare tensione e quasi sospeso, la pianta dà invece appieno la misura di come nell'immagine plastica venga coinvolto uno spazio esterno vissuto dall'osservatore: e come la monumentalità sia affidata a questo elemento squisitamente architettonico, con una dinamica ben rara nei temi celebrativi".
Walter Gropius 1921 © VG Bild-Kunst, Bonn 2012.
Bildnachweis: Klassik Stiftung Weimar Arbeitsmodell zum Denkmal der Märzgefallenen auf dem Weimarer Hauptfriedhof.